Il mio bambino è in incubatrice

Molti genitori vivono l’esperienza di dover incontrare, conoscere e prestare le prime cure al proprio bambino neonato tramite la barriera dell’incubatrice. Questa esperienza può coincidere con la nascita pretermine del proprio bambino o con bimbi nati a termine che vengono tenuti sotto osservazione, o che necessitano di un ricovero per valutare o fare un intervento.
In questi casi sia per il piccolo che per i genitori la nascita è un passaggio dalla pancia all’incubatrice, invece che dalla pancia alle loro braccia.
Spesso i genitori si sentono in difficoltà e smarriti, spaventati perchè il bimbo e la situazione non sono come avevano immaginato e sognato.

Tra madre e bambino avviene una separazione brusca dettata dalla mancanza di un contatto fisico e dell’abbraccio che costituisce la continuità con il contenimento dell’utero. Spesso mamma e bambino vengono ricoverati in reparti diversi e lontani, e il non poter essere accanto al proprio figlio provoca un immenso dolore per la madre che sente il vuoto della pancia, il vuoto delle braccia e della culla.

Il bambino piccolo, invece, si trova ad aver lasciato il morbido, confortevole e caldo utero della mamma per abitare in un utero artificiale che è l'incubatrice. Durante il ricovero è esposto a rumori, odori, luci, sensazioni cutanee dolorose e non, che provocano uno stato di sovraeccitamento difficile da affrontare. Oltre agli stimoli esterni il neonato recepisce e subisce anche gli stimoli interni legati ai bisogni fisiologici e alle proprie sensazioni corporee, ma la sua mente non è ancora in grado di spiegare e comprendere la condizione in cui si trova.

Anche per il papà incontrare per la prima volta il proprio bambino tramite la barriera dell’incubatrice è un’esperienza difficile e, oltre a doversi far carico delle proprie emozioni, deve sostenere la moglie e gestire le relazioni con il reparto.
 
Incubatrice che separa, un ponte che unisce

L'incubatrice crea così una separazione tra genitori e neonato ed è fondamentale costruire un ponte per riallacciare un legame affinché la mamma si riappropri del suo bambino, il papà possa incontrarlo e cominciare a conoscerlo, e il piccolino ritrovi la mamma nel calore, nell’odore e nel suono della sua voce.
 
Il neonato ha bisogno di essere accarezzato e toccato, di provare delle sensazioni piacevoli, di mani calde d’affetto che lo coccolano, di occhi interessati che lo guardano e lo osservano per conoscerlo, per capire come sta, cosa comunicano il suo corpo e le espressioni del volto.
 
Il bambino in incubatrice riesce a differenziare le mani che lo toccano per accarezzarlo da quelle che lo toccano per le varie procedure mediche. Ha bisogno di carezze delicate, di mani accoglienti che lo possano contenere se è teso, stanco, sofferente e incapace di consolarsi.
 
Il piccolo necessita di risentire e riconoscere la voce rassicurante di mamma e papà, di trovare in loro chi può dar voce a ciò che sta affrontando, sperimentare parole e gesti che possano comunicare “anche se sei in difficoltà noi siamo accanto a te”.
 
Cosa possono fare mamma e papà accanto all’incubatrice?
 
Il bimbo ha bisogno di un genitore che lo aiuti con delicatezza, con una presenza rispettosa dei suoi tempi e con un’attenzione recettiva alle sue manifestazioni che lo rendono unico.

In generale i neonati a termine che stanno in incubatrice hanno maturato delle capacità che li rendono più interessati al mondo esterno e alla relazione rispetto ai neonati gravemente pretermine che necessitano di maggiore tranquillità e stabilità, affinché possano delicatamente aprirsi al mondo.

Alcuni genitori registrano con la loro voce dei messaggi o delle musiche da far sentire al figlio all’interno dell’incubatrice, questo permette al bambino di poter sentire la voce di mamma e papà anche in loro assenza.

Aiutare il bambino contenendolo tra le mani, appoggiando una mano sulla testa e una sui piedi, permette al piccolo di ritrovare una morbida superficie come lo erano le pareti dell’utero materno, di sentirsi contenuto e di percepire il suo corpo unito.
 
Queste sensazioni corporee e tattili di benessere e contenimento fisico permettono al bambino di tollerare il malessere, l’angoscia e le paure che prova.

Quando le condizioni di salute consentono al bimbo di uscire per breve tempo dall’incubatrice può finalmente stare tra le braccia di mamma e papà. In queste occasioni sarebbe consigliabile praticare la marsupioterapia che consiste nel tenere il neonato sul petto nudo del genitore con la testa girata in modo che possa sentire il battito cardiaco. Oltre a fornire un contatto pelle a pelle trasmette al piccolo calore e affetto favorendo anche un miglioramento dello stato psico-fisico.

E’ importante che i genitori possano gradualmente prendersi cura del proprio bambino fornendogli vicinanza fisica e affettiva, ma anche nutrendolo e pulendolo secondo le indicazioni del personale del reparto. Questo permetterà loro di accompagnarlo ad affrontare i vari passaggi e a raggiungere importanti tappe.
 
Un aiuto accanto alla culla
 
Quest’esperienza di nascita suscita forti emozioni, sogni bruscamente interrotti, disorientamento, senso di colpa e di inadeguatezza in mamma e papà.
Gli psicologi presenti nei reparti possono aiutare i genitori a parlare di quest’esperienza sostenendoli nei dubbi, nei timori e nei pensieri legati a ciò che stanno vivendo, e possono affiancarli nell’osservazione del loro bambino accanto alla culla per comprendere e dare significato alle sue manifestazioni.

Accettare, riconoscere e condividere i propri vissuti permette al genitore di creare uno spazio più libero per l’incontro con il proprio bambino.
 
Dott.ssa Alessandra Malaman
 

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