Svezzamento e alimentazione autonoma: un passaggio in cui cambia il rapporto con mamma e papà

Il cambiamento vissuto dal bambino nel momento in cui si allontana dal seno/latte per affrontare cibi più solidi, attraverso la capacità di masticazione, digestione e metabolizzazione, si accompagna a un cambiamento parallelo nella percezione della distanza tra lui e la figura di accudimento.

 

Lo svezzamento rappresenta un compito emotivo centrale, il prototipo di tutte le separazioni dopo quella della nascita, e nel corso delle successive fasi dello sviluppo la modalità con cui sarà stato vissutoriemergerà ogniqualvolta si ripresenterà il tema della separazione e della perdita.

 

Il cominciare a prendere cibo solido e l’uso del cucchiaio introducono un ritmo e una distanza diversi nel rapporto con la madre. Alcuni bambini possono trovare molto difficile adattarsi alle attese che comporta l’uso del cucchiaio come anche adattarsi ai nuovi sapori e al cambiamento in generale che lo svezzamento comporta. 

 

In questa fase anche la dentizione gioca un ruolo importante; il bambino è generalmente contento della sua nuova capacità di mordere, ma presto realizza anche che può far male e che attraverso questo può esprimere sentimenti aggressivi.

 

Intorno ai due anni il bambino raggiunge una certa autonomia che gli deriva dalla capacità di parlare, di camminare e di giocare da solo. La relazione con la madre o con i genitori non è più attraverso il contatto fisico, ma è mediata dalla parola, e dal linguaggio.

 

L’accettazione di questo distacco equivale ad un’esperienza di solitudine che è alla base dello sviluppo del pensiero. Esplorare nuovi cibi, affrontare nuove esperienze, presuppone che il bambino abbia stabilito internamente un legame di fiducia e di dipendenza con un oggetto protettivo. La capacità di prendere dall’altro e di accogliere dentro di sé, tipica del rapporto alimentare, riguarda anche la capacità di apprendere, riferita sia alle acquisizioni specifiche che alla conoscenza di sé. 

 

Il desiderio di autonomia del bambino comporta inoltre un cambiamento nell’interazione fra lui ed i genitori, e questo può far nascere delle difficoltà nella nuova sintonizzazione.

Il momento del pasto facilmente finisce per diventare il campo privilegiato nel quale egli esercita il suo controllo sulla mamma, ma lo stesso può dirsi della madre nei confronti del bambino.

Spesso si manifestano sentimenti di angoscia e di rabbia nella relazione tra madre e bambino, che trasformano il momento dei pasti in un’esperienza carica di tensione, mentre su altri livelli la comunicazione tra i due può essere buona.

 

Le mamme sono particolarmente sensibili alle reazioni del proprio figlio rispetto al cibo che gli offrono, vivendo spesso il rifiuto del cibo come un rifiuto della loro stessa persona.

Una madre molto emotiva può trovare difficile affrontare i sentimenti del bambino, la sua rabbia e la sua angoscia possono essere sentite come una minaccia o un rifiuto di sé e questo può portarla a distanziarsi emotivamente.

D’altra parte anche un genitore troppo rigido non consente al bambino di esplorare pienamente i propri stati emotivi poiché incapace di contenere e di pensare alle esperienze emotive e al malessere del suo bambino. Da parte del bambino un atteggiamento di rifiuto verso il cibo può spesso essere l’espressione di sentimenti di ostilità e rabbia che egli prova nell’esperienza di separazione, ma che non riesce ad esprimere all’interno della famiglia. Anche atteggiamenti ansiosi e ossessivi nel rapporto con il cibo acquistano la funzione di dominare questa realtà emotiva. 

Alcuni bambini si rifiutano di scegliere cibi solidi che richiedono il mordere e masticare; questo sembra ricollegarsi alle difficoltà di riconoscere e affrontare costruttivamente sentimenti aggressivi nella famiglia.

 

La capacità quindi di provare e contenere le emozioni proprie e del bambino, anche durante le diverse fasi legate all’alimentazione, è fondamentale nel rapporto con il figlio in quanto egli viene aiutato ad assorbire e comprendere i propri sentimenti. La possibilità di accogliere i bisogni e le esperienze emotive ad essi collegate (rabbia, angoscia, gelosia, paura…), di comprenderle e dare dei limiti, costituisce infatti l’essenza della funzione materna e paterna, funzioni che vengono progressivamente introiettate dal bambino.

 

Dott.ssa Laura Sancio

 
 

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