Quanta fatica dire "no" ai bambini

A volte come genitori bisogna dire “no”, ma l’opinione più comune è che appena si può si debba dire di sì, il “no è molto faticoso da sostenere.

 

Nelle varie epoche abbiamo osservato diversi stili educativi, da quello estremamente rigido a quello più incentrato sui bisogni del bambino.

Oggi vige una certa libertà che spesso diventa per le famiglie fonte di confusione e disorientamento.

 

Nella nostra esperienza clinica come psicoterapeute infantili vediamo una crescente incapacità a dire “no” e questo sta creando situazioni di forte disagio nelle famiglie e sta compromettendo un sano sviluppo dei bambini.

 

A partire dai due anni il genitore è chiamato a dire i primi veri e propri “no”, prima di tutto per la necessità di proteggere il bambino dai pericoli a cui può andare incontro con i suoi spostamenti autonomi.

 

Una delle caratteristiche dei bambini in questa età è che vogliono fare “da soli”.

Questo fare da soli comporta uno sforzo molto grande per il bambino che deve impegnarsi in attività nuove e spesso deve scontrarsi con la frustrazione (la fatica, il non riuscire).
Il limite non è quindi solo posto dall’esterno (il genitore che dice no), ma è anche lo sperimentare un limite interno (io bambino che non sono in grado di fare qualcosa).
E i limiti ai bambini non piacciono, per cui il genitore si trova a dover sostenere il proprio figlio sia a tollerare la frustrazione legata al non riuscire in qualcosa, sia a gestire la rabbia che spesso suscita nel bambino il limite posto dal genitore.

 

Fare questo è molto faticoso, ci sono momenti in cui ci si sente vacillare, ma questi limiti vanno pensati come cancelli che proteggono il proprio bambino e che lo fanno sentire al sicuro; sono fondamentali per il suo sviluppo perché gli permettono di sperimentare le sue crescenti capacità fisiche e psichiche all’interno di un “contenitore” sicuro (per l’incolumità fisica, per acquisire maggiore sicurezza, per sviluppare le proprie risorse).

 

Cosa fare di fronte alle manifestazioni di protesta e di rabbia dei figli?

E' una domanda che spesso ci viene posta dai genitori nelle consultazioni.

 

Fondamentali sono l’ASCOLTO e la COERENZA.
Dobbiamo pensare che per ogni situazione ci sono più punti di vista, per cui è utile chiedersi “cosa mi sta dicendo il bambino con il suo comportamento?” e “che che tipo di risposta gli sto dando con il mio comportamento?”

 

Spesso come genitori siamo incoerenti per vari motivi, perché abbiamo punti di vista diversi nell’accudimento di nostro figlio, perché ci sono più figure che si prendono cura di lui, per un conflitto interno con noi stessi… qualsiasi siano le motivazioni è importante essere consapevoli che l’incoerenza crea tensione e insicurezza perché il bambino non sa se le sue speranza verranno soddisfatte o frustrate.

 

Per il bambino è utile sperimentare le differenze e le unicità di chi si prende cura di lui ma è altrettanto fondamentale che su alcuni passaggi importanti per la sua crescita sperimenti la coerenza degli adulti.

 

Possiamo anche riflettere su cosa scatena in noi la protesta di nostro figlio.
Chiederci se ciò che stiamo facendo lo facciamo per noi stessi o per un reale bisogno di nostro figlio.

 

La reazione più o meno coerente alle richieste che ci vengono poste, la posizione che assumiamo e il modo in cui affrontiamo i conflitti sono fortemente influenzati dal nostro carattere e dalla nostra storia.


Figure ed esperienze della nostra vita partecipano e sono presenti fra noi e nostro figlio: a volte sono figure reali (genitori, fratelli, insegnanti…), altre volte siamo noi “bambini” con i nostri ricordi e le nostre esperienze passate.

Queste figure contribuiscono a creare dei dialoghi interiori che possono caratterizzare ed arricchire la nostra personalità, ma provocare anche ambivalenza e confusione nelle nostre azioni.

 

Cercando di dare una risposta a tutte queste domande possiamo arrivare a trovare dei COMPROMESSI, che soddisfino in parte le esigenze/desideri nostri e dei nostri figli, ma che siano allo stesso tempo ben chiari e definiti.

 

Dott.ssa Ilaria Rittatore Vonwiller

 

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