La Pratica Collaborativa: una modalità alternativa di risoluzione stragiudiziale delle crisi familiare

Prima parte

Nella fase di separazione che ruolo hanno i figli?

Tenere a mente i loro bisogni, riuscire ad ascoltarli è molto difficile per i genitori spesso assorbiti dalla conflittualità e dalla sofferenza che accompagna questo cambiamento di vita.

 

Nella Pratica Collaborativa è prevista la presenza di uno psicologo esperto del bambino, proprio per aiutare i genitori a pensare ai loro figli, a rispettare le loro esigenze, senza strumentalizzazioni.

 

E' quello che come psicoterapeute infantili aspettavamo da anni, ovvero la possibilità di dare voce ai bambini nelle fasi di separazione. Per questo ci siamo impegnate nella Formazione specifica e necessaria per poter esercitare la Pratica Collaborativa.

 

Abbiamo inoltre chiesto alle colleghe avvocatesse Cracco e Fedrigoni di spiegare in cosa consiste questa nuova procedura.

 

E’ con la consapevolezza che la serenità e l’armonia debbano essere un quotidiano obiettivo di vita che affrontiamo quotidianamente la delicata materia familiare di cui ci occupiamo come avvocati. Anche durante la separazione può o forse deve, essere ricercato un equilibrio d’insieme a cui i genitori, in particolare, devono essere aiutati a tendere.

 

La logica da cui è pervasa la crisi familiare è quella del conflitto, della contrapposizione; ciascuno cerca, nella separazione, un suggello pubblico delle proprie ragioni e della responsabilità dell’altro nel fallimento del matrimonio; il conferimento dell’incarico al legale coincide spesso con l’abdicazione dell’ultimo baluardo di comunicazione coniugale.

 

L’evoluzione del diritto di famiglia, i più recenti studi dottrinali e giurisprudenziali ed i fondamentali contributi provenienti dalla psicologia e dalla sociologia, che iniziano a trovare riscontro nelle ultime innovazioni legislative, sono tutti volti a dimostrare che la reale vittoria delle parti sta nell’emancipazione dalla logica del conflitto, nella ripresa del dialogo e nella riappropriazione del potere decisionale dei coniugi ovvero dei genitori nelle scelte relative alla loro separazione.

 

Lo strumento per raggiungere tali obiettivi è quello di indirizzare le risorse delle parti alla ricerca di un dialogo il più possibile funzionale ai cambiamenti che si prospettano per tutta la famiglia.

 

La Pratica Collaborativa, nata nel 1990 ad opera dell’avvocato statunitense Stuart Webb, é una procedura nell’ambito della quale le parti – coniugi, partner, genitori ecc. – assistite necessariamente ciascuna da un proprio avvocato ed eventualmente, a seconda delle necessità e delle specificità del caso, entrambe da un esperto di relazioni familiari e/o da un commercialista e/o da uno specialista del bambino – s’impegnano ad individuare soluzioni soddisfacenti per entrambe e per i figli vincolandosi al rispetto di alcune basilari regole mediante la sottoscrizione di un Accordo di Partecipazione.

 

La Pratica Collaborativa è una procedura strutturata che si basa su alcuni principi fondamentali:

1. la separazione e il divorzio non rappresentano per le persone che l’affrontano un problema solo di carattere legale ma anche, e spesso soprattutto, di carattere emotivo/relazionale/psicologico ed economico. L’avvocato può rispondere ad una parte di tale problema del cliente ma solo il lavoro in team con altri esperti garantisce la comprensione e la soluzione del problema nel suo complesso

 

2. il diritto dunque non è l’unico ed il più importante parametro sul quale costruire la soluzione

 

3. le parti stesse sono competenti e capaci per la creazione di soluzioni specifiche e soddisfacenti e le vere protagoniste dell’intera procedura

 

4. se i clienti sono competenti e capaci in relazione alla individuazione della soluzione e se deve essere valorizzata la loro autodeterminazione i professionisti, compresi gli avvocati, hanno un ruolo completamente diverso da quello assunto nel contenzioso giudiziario ed anche nella trattativa tradizionale

 

5. è necessario individuare gli interessi sottesi alle posizioni delle parti perché sono i primi a motivare, come silenziosi motori, le seconde

 

6. la negoziazione collaborativa è quella che va incontro agli interessi di tutte le parti soddisfacendole entrambe.

 

7. è necessario sensibilizzare i clienti ad avere una visione ampia e a lungo termine di quanto gli stessi desiderino per se stessi e per i figli nella consapevolezza che le decisioni prese al momento della separazione e del divorzio modelleranno la vita futura di tutti loro.

 

Avv.to Lorenza Cracco                Avv.to Clarissa Fedrigoni

 

Articolo tratto dalla Relazione "La Pratica Collaborativa" redatta dall'avv. Carla Marcucci, Presidente dell'Associazione Italiana Professionisti Collaborativi, presentata al Consiglio Direttivo Nazionale dell'AIAF nel luglio 2013 e pubblicata nel sito AIADC, Associazione Italiana Professionisti Collaborativi

 

Seguiranno:

" In che cosa la Pratica Collaborativa si distingue rispetto alla Trattaiva tradizionale?"

"In che cosa la Pratica Collaborativa è diversa dalla Mediazione Familiare?"

 

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