Imparare a dormire nel proprio lettino: un regalo da parte di mamma e papà

Molto spesso nella nostra pratica clinica ci confrontiamo con i genitori su come e dove far addormentare il proprio bambino.

 

Come per tutte le questioni che riguardano la crescita dei bambini non esistono delle risposte uniche che possano andare bene per tutti, ma ci sono alcune riflessioni che possono aiutare a trovare la strada migliore per sé e per il proprio figlio.

Proviamo a farne alcune insieme.

 

Il momento del sonno è fortemente influenzato da come i genitori vivono l’addormentamento.

Addormentarsi significa lasciare il mondo intorno a sé, lasciarsi andare e tutto ciò suscita un senso di perdita.

C’è una forte analogia fra il sonno e la morte e questo è il motivo per cui spesso il sonno fa paura, soprattutto nei primi giorni di vita del neonato.

 

Il sonno è anche un momento di separazione e la capacità di staccarsi dal proprio figlio può essere influenzata da separazioni difficili avvenute in passato, o da fattori legati alla quotidianità come l’assentarsi tutto il giorno per il lavoro, o la solitudine….

 

Nell’abituare un bambino a dormire nella sua culla o lettino è necessario trasmettergli la sensazione che sia un posto sicuro e comodo in cui stare.

 

Il bambino può piangere per il desiderio di restare tra le braccia della mamma, ma metterlo nella culla è un modo per fargli capire che ha bisogno di riposare e che quello è il posto migliore per farlo.

Ascoltandolo piangere e lamentarsi, il genitore ascolta le sue proteste, può fargli sentire la sua presenza rassicurante per evitare che il bambino si disperi troppo, restando però convinto che il suo lettino sia il posto migliore in cui riposare.

 

Il tempo in cui il bambino piange e si lamenta prima di addormentarsi è un tempo in cui può trovare degli strumenti per adattarsi.

 

Ogni bambino trova un proprio modo, autonomamente o aiutato dai genitori: dita –pollice, una posizione, un oggetto morbido, dei suoni, una luce o un disegno (magari sul fianco della culla).

Ogni scelta è legata ad una particolare esperienza sensoriale che il bambino prediligerà e diventerà per lui uno strumento da utilizzare sia nelle occasioni in cui dovrà fare fronte da solo ad un momento di sconforto sia quando vorrà rilassarsi piacevolmente.

 

L’utilizzo da parte degli adulti di una routine, di gesti abitudinari in preparazione del sonno, possono diventare uno schema riconoscibile e rassicurante per il bambino (coccole, canzone, carezze, luce soffusa….), qualcosa che assume per il bambino un messaggio ben chiaro “ora ci salutiamo, andrai incontro a qualcosa di piacevole e poi ci ritroveremo”.

 

Il fatto che tutto si ripeta sempre nello stesso modo rassicura rispetto al timore di una perdita.

 

Al contrario un bambino che si addormenta in compagnia e si risveglia da solo potrebbe spaventarsi perché non ha controllato la separazione addormentandosi da solo e questa paura potrebbe ripresentarsi ogni volta che deve affrontare il momento del sonno.

 

Il bambino che trascorre del tempo nella culla, in uno spazio comodo e confortevole, con i suoi odori e con i suoi oggetti, escogita dei modi per addormentarsi che possono essergli utili anche nel momento del risveglio.

 

Per il bambino acquisire la capacità di addormentarsi e di trascorrere del tempo da solo (per es. al risveglio) è un passo importante verso la capacità di attingere al proprio interno e sviluppare le proprie risorse senza aspettare che sia il mondo esterno a provvedere….è l’inizio di una crescita emotiva in cui si racchiudono i semi dell’indipendenza e della fiducia in se stessi.

 

Per questo è importante che i genitori possano dedicare del tempo ad aiutare i propri bambini ad affrontare il sonno serenamente, sarà un dono prezioso che porteranno sempre con loro.

 

Dott.ssa Ilaria Rittatore

 

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