Dieta di transizione: un ponte tra il passato ed il presente

L’esperienza adottiva è caratterizzata da un lungo periodo di attesa in cui il nuovo legame con il bambino inizia a formarsi e nutrirsi nella mente dei futuri genitori attraverso pensieri, fantasie, aspettative ed emozioni. 

Quando questo incontro avviene genitori e bambini devono potersi conoscere per consolidare un legame che trasforma ciò che prima è estraneo in qualcosa di familiare

Come per ogni nuovo incontro è necessario un giusto tempo affinché si possa creare una sintonizzazione fra le parti: un percorso di osservazione e di rispettoso ascolto. Il genitore adottivo si troverà non solo ad accogliere e contenere il suo bambino ma anche a dover far posto alla sua storia affinché le sue origini siano conservate. E’ questo sicuramente un compito complesso ma allo stesso tempo ricco di stimoli e di sfide. 

A volte può accadere che il desiderio di normalizzazione, ad esempio quando si rientra da un lungo periodo di permanenza nel paese di origine del proprio bambino,  spinga i neogenitori ad operare scelte che hanno a che fare con il desiderio di “dimenticare”. Un pensiero invece che possa fungere da ponte tra la storia precedente del bambino e quella più recente consente al bambino di sperimentare una sensazione di continuità e di integrazione.  

 

Anche il cibo, in questa prospettiva, diviene elemento importante: il cibo tesse le proprie radici familiari e culturali, ancor piùquando si proviene da Paesi con abitudini alimentari diverse. Il cibo ed i sapori che ad esso si accompagnano possono avere dei forti richiami alla propria storia, alle proprie origini per cui è importante poter creare un ponte tra passato e presente in cui i sapori conosciuti possano essere integrati e non sostituiti da quelli nuovi. Questa integrazione richiede un tempo nel quale il bambino deve poter conoscere il nuovo senza per forza abbandonare il vecchio.

Offrire una dieta di transizione tra la dieta di provenienza e quella di adozione consentirà al bambino di vivere un senso di continuità in quanto egli può vedere riconosciuti e valorizzati i gusti e la tipologia di alimentazione della cultura da cui egli proviene.

 

Quindi, dal momento che l’esperienza adottiva  richiede un processo d’integrazione, all’interno del quale è importante comprendere i bisogni fisici ed emotivi del bambino senza aggrapparsi a schemi rigidi e prestabiliti, il cibo può diventare un’opportunità, un luogo di conoscenza e di scoperta in cui anche le diverse culture si possono intrecciare ma soprattutto un luogo ove i genitori stessi possono incontrare e cominciare a conoscere il proprio bambino.

 

Dott.ssa Laura Sancio

 

Questo sito utilizza cookies, continuando a navigare acconsenti al loro impiego. Maggiori informazioni sono disponibili al link Privacy.

Accetto