Il compagno immaginario è un personaggio che molti bambini, anche piccoli, creano nelle loro menti per poi renderlo un compagno di giochi.
Si tratta di un fenomeno complesso e sfaccettato presente in età infantile, ma anche in età adolescenziale e raramente in età adulta.
Il compagno immaginario è un personaggio invisibile, a cui il bambino dà un nome, a cui fa riferimento nella conversazione con altre persone, o con cui gioca direttamente. L’ambiente quotidiano di vita è lo spazio in cui “vive” questo personaggio creato dall’immaginazione dei bambini e che svolge un ruolo importante nel loro sviluppo.
Alcuni bambini hanno un solo compagno immaginario, altri ne possiedono più di uno contemporaneamente, questi personaggi possono avere l'aspetto di esseri umani o di animali e possono avere una grande varietà di caratteristiche fisiche e di personalità. Generalmente il compagno immaginario muta nel tempo, crescendo in altezza e corporatura, anche se la sua età di solito è piuttosto indefinita.
Spesso il bambino che ha creato un compagno immaginario vuole che questo partecipi alla vita famigliare, magari chiedendo un posto a tavola anche per lui o facendogli allacciare le cinture di sicurezza in macchina…in questo senso il compagno immaginario può avere un impatto nella vita quotidiana famigliare.
Nelle nostre frenetiche routine dover aggiungere un posto a tavola o dover attendere che anche l’amico immaginario abbia terminato di mangiare può diventare snervante per un genitore, ma è importante dare il giusto spazio a questa fantasia.
Che "funzione ha per il bambino" questo compagno immaginario?
I numerosi studi che sono stati fatti mostrano come il compagno immaginario possa avere diversi significati e funzioni per il bambino.
Si passa da un estremo in cui si parla di una costruzione immaginaria creata da un bambino dotato di una ricca fantasia e consapevole della natura fantasiosa del suo compagno; all’estremo opposto, in cui ci troviamo di fronte ad una costruzione patologica, che va a sostituire i rapporti con altri essere umani e che è caratterizzata da aspetti di concretezza allucinatoria.
In questa sede non è possibile esplicitare tutte le funzioni del compagno immaginario che sono emerse dai vari studi, ma alcune di esse possono essere di aiuto ai genitori per comprendere meglio questo fenomeno che compare molto spesso nello sviluppo del bambino.
La creazione del compagno immaginario nell'infanzia si colloca frequentemente in un periodo evolutivo in cui il bambino sta passando da un controllo della sua impulsività gestito dai genitori ad una fase in cui cerca di controllarsi autonomamente avendo introiettato le istanze genitoriali.
In questo contesto il compagno immaginario diventa un compagno di giochi su cui il bambino può proiettare i suoi vissuti. Per esempio il compagno immaginario può essere il monello, può essere il bambino da sgridare e incolpare per non essere bravo come gli adulti vorrebbero.
Il compagno immaginario può essere il "cusode" di parti di sè (rappresentazioni di sé) che il bambino non vuole lasciare o teme di perdere, parti di sé idealizzate o non ancora integrate. Per esempio il bambino permette al compagno immaginario di essere piccolo, con il ciuccio e il pannolino mentre lui si sforza di imparare a tenersi pulito, oppure, al contrario, il bambino lascia che sia il compagno immaginario a provare ad usare il vasino mentre lui continua a voler tenere il pannolino.
Il compagno immaginario può diventare un portavoce di sentimenti particolarmente difficili, dolorosi o conflittuali. Per il bambino diventa più facile esprimerli attraverso questo compagno, adducendo a lui sentimenti, paure e desideri che in realtà riguardano se stesso.
Il compagno immaginario può anche nascere da un sentimento di solitudine, non solo in condizioni di solitudine oggettiva, ma anche in situazioni particolari, come la nascita di un fratellino o una crisi familiare, che attivano nel bambino vissuti di abbandono e un senso di trascuratezza.
In generale possiamo dire che il compagno immaginario è un ascoltatore benevolo in cui il bambino vede rispecchiate parti di sè. Poter disporre di un ascoltatore benevolo dentro di sè, discutere con se stesso e con l'altro da sè (il compagno immaginario) rappresenta un buon investimento per imparare a ragionare costruttivamente su se stessi e con gli altri.
È importante quindi che gli adulti entrino nel mondo del "facciamo finta che....", che condividano le fantasie legate al compagno immaginario, con rispetto e delicatezza, soprattutto quando il bambino vuole che il suo compagno immaginario partecipi alla vita quotidiana della famiglia.
I personaggi “Calvin & Hobbes” di Bill Watterson (Calvin di 6 anni e il tigrotto, suo compagno immaginario) possono aiutare noi grandi a sorridere e ad immaginare, insieme ai nostri bambini, i loro compagni immaginari…
Dott.ssa Ilaria Rittatore