Gettare un ponte
IL PONTE TRA REALTA’ E METAFORA: COLLEGA LUOGHI E UNISCE PERSONE
Il ponte con la sua attitudine a superare un ostacolo naturale e a consentire agli uomini percorsi altrimenti proibiti, divenne fin dall’antichità depositario di un simbolismo in bilico tra l’umano e il sovraumano, tra il materico e il magico, come se l’arte edificatoria necessaria per realizzarlo corrisponda a un livello di pensiero e di azione superiore rispetto a quella che postulano le altre opere dell’uomo.
Il ponte, punto immobile e rassicurante sostegno di una via, in forte contrapposizione al sottostante caos di acque, rocce e precipizi, viene costruito per non isolare.
IL PONTE: UNA METAFORA DEI PROCESSI PSICHICI
Il ponte è una metafora di ciò che mette in relazione unità che stanno distanti.
Il ponte rimanda a ciò che l’uomo ha imparato a costruire per superare la condizione dolorosa di separazione, l’isolamento tra sé e l’altro. L’esperienza del conflitto, la sofferenza del distacco e contemporaneamente l’attrazione verso ciò che è sconosciuto, la spinta verso l’altro, ha attivato nell’uomo la capacità creativa di gettare ponti (il linguaggio, il dialogo, il sogno) che consentono comunicazione e possibilità di incontro tra differenti sponde, senza per questo ostacolare il fluire di ciò che in mezzo scorre.
“Il ponte è esperienza concreta di unità e diversità insieme, di opposti che solo in quanto si sono riconosciuti tali possono infine arrivare a congiungersi.”
Il ponte per la sua prerogativa di unire, forte e maestoso può diventare vulnerabile ed indifeso, in quanto rappresenta tra realtà e metafora, un pericolo per coloro che vogliono isolare e dividere.
TANTI PONTI HANNO ISPIRATO ARTISTI
Una delle più importanti raffigurazioni è il ponte di Langlois di Vincent Van Gogh e il ponte della Luna che rappresenta un arco a tutto tondo, leggende orientali raccontano che sia stata la luna stessa a piegare la pietra per potersi specchiare nell’acqua.
Ci sono anche i ponti interrotti e i sogni infranti di Renè Magritte e Salvator Dalì, due suggestive opere d’arte che esprimono la metafora del ponte che può unire o dividere.
IL BIMBO E IL PONTE
In un lavoro di consultazione 0–5 ho incontrato un bimbo di 5 anni che nel gioco tentava di costruire con serietà e perseveranza un ponte, inevitabilmente la costruzione giunta quasi al termine cedeva, il bambino non curante ci riprovava, non si trattava sicuramente di una incapacità prassica del bimbo, peraltro molto brillante e neppure un problema materico, i pezzettini erano di buona qualità e facilmente incastrabili. Il bambino mi stava dicendo tante cose di sé e delle sue relazioni intrafamiliari: era divenuto nel tempo il sostegno della coppia genitoriale attraversata da importanti e laceranti conflitti, contemporaneamente attraverso il simbolo del ponte interrotto mi comunicava che stava soffrendo e rischiava di interrompere un suo passaggio evolutivo e passare all’altra sponda. Successivamente, quando i genitori furono in grado di affrontare i loro conflitti, il bimbo costruì un ponte stabile e poté ripristinare una condizione di benessere e di sviluppo.
Dott.ssa Donatella Sega